Incontri coi popoli

Incontri coi popoli
Incontri coi popoli

Croazia 2011


321 Km in 2 giorni, 12,5 ore di guida fra 2 Stati
(clicca sulla cartina per ingrandire)





E’ finito l’inverno, stavolta purtroppo piuttosto secco e avaro di precipitazioni nevose. No precipitazioni, no emozioni, quindi uscite col fuoristrada ridotte quasi a zero. Peccato!

Ci siamo rifatti con l’arrivo della primavera, nel primo fine settimana di marzo, in periodo di carnevale, cimentandoci nel 1° Micro Croatia Trophy 2011.
Franz, l'organizzatore italo-istriano, ci ha fissato l’appuntamento venerdì sera, all'ex confine di Stato di Rabuiese (Skopje), dove, sino a un ventennio fa, ci si fermava in colonna, in paziente attesa del controllo documenti, per poter entrare nella Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia. Una guerra lampo (per quanto riguarda la Slovenia), l’ingresso in Europa e l’ammissione in area Schengen, ha definitivamente demolito il confine di Rabuiese, spostando le frontiere d’Europa qualche km più avanti, a ridosso della Croazia.
Dopo i soliti convenevoli, ci accodiamo al capo gita, e con tre macchine facciamo un breve trasferimento fino alla bella cittadina croata di Buje. Parcheggiati e scaricati i gipponi nelle vicinanze della piazza più grande, prendiamo possesso degli alloggi assegnati, e subito dopo di corsa a cena. La fame è tanta, e la cucina della padrona di casa è decisamente buona. Si ride, e si scherza in gruppo come se ci conoscessimo da sempre.
Si fanno le 22.30, è ora di prepararci per la programmata uscita notturna. Si parte con un cielo stellato, purtroppo senza luna, e il giro si prospetta niente male. C'è pure un momento dove potersi impantanare, seguito subito dopo da una piacevole pausa, dedicata ad osservare il cielo terso, ascoltare il silenzio del bosco, rotto dal richiamo di un allocco, e raccontarsi piccoli aneddoti sorseggiando qualche lattina di birra. Verso l'una si rientra, stanchi ma carichissimi per la giornata successiva.
In piedi, puntualissimi alle 9, e con tanta voglia di partire, ci troviamo tutti assieme nella sala per la colazione, dove, dopo aver divorato con grande appetito tutto quello che Antonela ci aveva preparato, partiamo per la lunga gita giornaliera. La giornata si preannuncia soleggiata, l’aria si fa mite.
Imbocchiamo uno sterrato che si snoda attraverso le Terre bianche (Bijele Zemle), un paesaggio caratterizzato da numerosi fenomeni calanchivi, tipici dei terreni argillosi. La costa istriana in lontananza, il mare, la macchia mediterranea che ci circonda con i suoi pini, cipressi, querce, piccoli poggi con sopra un paesino, la cinta muraria, il campanile…, tutto come già visto, in casa nostra. E tutto ciò ci fa riflettere sulla storia, come sempre tragica, di queste zone; non possiamo fare a meno di pensare se tutto quanto vediamo, alla fine della Seconda guerra, fosse rimasto in mano italiana. Ci saremmo ritrovati, né più né meno, con una seconda Toscana. La storia, i suoi protagonisti, hanno deciso altrimenti.
Ma ora qui i protagonisti siamo noi. Dopo una piccola sosta per ammirare questo paesaggio che già si colora di primavera, ci arrampichiamo su un altro sterrato più impegnativo, verso la Cicceria: i fuoristrada vengono messi a dura prova, tra roccia e fango, querce e pini. Finalmente ne usciamo, ma che fatica! Alla fine della salita ci aspetta un altopiano e…. l’incontro coi popoli! L’Istria è una terra ricca di prodotti genuini e robusti: non possiamo perdere l’occasione di assaggiare un Malvasia e un Terrano come non ne bevevamo da tempo e un olio che sembra appena franto. Il contadino ottantenne è felice di scambiare quattro parole con tutto il gruppo, i bambini dei nostri compagni di viaggio osservano questa vecchia dimora con curiosità, tanto diversa dalla campagna friulana a loro familiare. Per Max e me, invece, è un tuffo in un passato ormai lontano, il pensiero scivola lontano di trenta, quarant’anni: ritroviamo gli stessi gesti, suoni, odori e sapori che fanno riemergere, prepotenti, i nostri ricordi d’infanzia, quando si andava dai parenti in quella che era la Yugoslavia di Tito. E il carapace vermiglio di una granceola, passata culinariamente a miglior vita, qui non manca mai a decorare una finestrella in pietra, quasi a fare da trait-d’union tra questa campagna antica e il mare sul quale si affaccia.
Via di nuovo, e stavolta ci infiliamo in uno sterrato che si snoda in una pineta decisamente ostica. I due Discovery ci passano, ma i due Patrol fanno decisamente fatica, sono più larghi e tutti i rami sono per loro…. Poi Franz decide che senza machete e motosega non si può proseguire. Io osservo inorridita innocenti pini che cadono come birilli, Max ormai è senza parole, dopo aver dovuto subire una graffiata ininterrotta sulla carrozzeria…. Off-road è anche questo, sospira. Finalmente usciamo da questo ginepraio (sì, c’erano anche robusti ginepri spinosi a infierire sulle fiancate del nostro mezzo), è ora di pranzo e ci fermiamo tutti per la meritata sosta, vicino a un uliveto fresco ed ombroso. Panini per tutti e il cofano del Discovery di Alessandro diventa comodo tavolo da buffet!
Subito dopo il pranzo ci mettiamo in marcia per un ulteriore giro dei boschi istriani. Sono già le 17 quando la colonna dei mezzi si inerpica in un boschetto fitto fitto, noi siamo l’ultima macchina. Non capiamo come, ma ci rendiamo conto di perdere aderenza e scivolare lentamente con le ruote sul fogliame. Stiamo scivolando lateralmente giù per il pendio! Max blocca il mezzo, io tento di uscire ma mi è impossibile, perché siamo con le due ruote del lato destro già oltre il bordo della scarpata e sotto di me c’è una selva di rovi. Chiamiamo il gruppo che subito ci viene in soccorso. E comincia a farsi buio… Max scende, io rimango al mio posto, qualche altro movimento in più potrebbe far franare il bordo della scarpata sotto il peso del mezzo. E’ il momento di mettere in pratica tutte le nostre conoscenze tecniche e di fare gruppo. Col nostro verricello ci attacchiamo sul Discovery di Alessandro, ma la manovra non è di nessun aiuto perché il nostro peso e la posizione disgraziata nella quale ci troviamo, fanno scivolare verso di noi il Discovery. Pertanto si pensa di bloccare il Discovery con una strops agganciata sul muso ad un albero più grosso e, sempre con l’aiuto del verricello, tentiamo di risalire. Ma una grossa ceppaia, che si trova esattamente davanti alla nostra ruota anteriore destra, ci impedisce di rimetterci in carreggiata, e ogni centimetro guadagnato in avanti ci fa sbandare col retrotreno sempre più verso il roveto sottostante, peggiorando la situazione! Ci fermiamo e ragioniamo sul da farsi, per trovare una soluzione migliore. Tutti sono scesi, e io che sono la reporter mi trovo bloccata sull’orlo del precipizio, senza poter documentare nulla!
Si decide dunque di mandare avanti tutti gli altri mezzi fino a trovare uno spiazzo utile per far girare la macchina di Franz, munita di verricello. Tentiamo quindi un’altra soluzione: il nostro verricello viene agganciato al Discovery di Franz, mentre il suo, mediante una taglia, viene assicurato ad un albero e infine agganciato al posteriore del nostro Patrol. Lavorando in simultanea con due verricelli, siamo riusciti a vincere la resistenza della ceppaia sotto alla nostra ruota e contemporaneamente, l’altro verricello, andando in tensione, recuperava e rimetteva in carreggiata il retrotreno.
Ormai fuori pericolo, sganciamo tutto e ci rimettiamo in colonna.
Che esperienza! Riprendiamo la marcia, sollevati. Alle 19 ci fermiamo a Vrh (Vetta) per una pausa: dopo queste emozioni, una birretta e uno spuntino sono d’obbligo! Poi tutti a cena. L’indomani ci aspetta una giornata piena.
Domenica, ultimo giorno del nostro trophy croato. La mattina è dedicata alla visita di Groznjan (Grisignana), antica cittadina medievale arroccata su uno dei tanti poggi. Giro veloce e poi di nuovo in macchina, alla volta di Hum. Attraversiamo la zona dei Bagni di S. Stefano (Istarske Toplice) e già il paesaggio cambia, da argilloso e chiaro diventa più scuro, la roccia calcarea torna a farla da padrona, disegnando scenari imponenti. Per me è un altro tuffo nel passato, qui è nata parte della mia famiglia e ritrovare i nomi dei paesi a me così familiari è emozionante. Eccoci a Hum, l’antichissima Colmo, famosa nella storia per essere depositaria di un alfabeto ostico e misterioso, il glagolitico. Il paesino è stato restaurato e girare tra i suoi viottoli è molto suggestivo. Oggi sembra proprio il primo giorno di primavera, l’aria tersa e il sole che già scalda, fiorellini sbocciati dappertutto; e due botteghe artigiane con prodotti locali che invitano ad un assaggio di ottimi liquori completano l’idillio!
Ma ormai si fa tardi, e la tabella di marcia impone di rimetterci subito in viaggio, per raggiungere il Gorski Kotar, la zona naturalistica che comprende anche il Parco del Risnjak.
Dalla primavera si ritorna, in un paio d’ore, direttamente in pieno inverno. Il tempo sta cambiando, un rapido fronte settentrionale, con tanto di bora ghiacciata, sta venendo verso di noi! Dopo un veloce pranzo al sacco, lasciamo le colline istriane per avventurarci in zona montana: siamo esattamente in zona Gomance, proprio a ridosso del confine con la Slovenia. Questa zona si può dire che la conosciamo come le nostre tasche, qui abbiamo avvistato un paio di orsi. Breve ricognizione di Franz su una mulattiera, ma è troppo impegnativa per percorrerla in fuoristrada. Proseguiamo. Niente fiorellini e aria tiepida, siamo ormai sottozero e la neve è ancora dappertutto! Qui la primavera arriva sempre con almeno un mese di ritardo sul calendario, è una zona davvero incredibile. La colonna avanza sullo sterrato innevato, ma qualcosa attira la mia attenzione: ci fermiamo un momento e subito indico ad Elisa e Davide, figli dei nostri compagni di viaggio Piero e Graziella, una cosa che sicuramente non hanno mai visto: chiarissime e inequivocabili impronte di lupo, lupo che ha pure marcato il territorio qualche ora prima del nostro arrivo. Magiche foreste, sono sempre piene di sorprese! Ci rimettiamo in marcia, ma il tempo (cronologico ed atmosferico) non volge a nostro favore: la neve sullo sterrato è di cattiva qualità, non è troppo profonda ma è fradicia ed in certi punti pure ghiacciata. Spira una Bora sostenuta e gelida, siamo a – 6 e nuvole cariche di neve si ammassano sulle alture verso il Dom Platak. Sono già le 16 passate: Franz decide di fare una ricognizione più avanti, noi aspettiamo per vedere se proseguire o meno. Dalla radio ci comunicano che la situazione non è delle migliori; Alessandro ed io andiamo a piedi a vedere che succede: troviamo Franz ed Antonela che si sono appena rimessi in carreggiata, dopo aver dovuto usare il verricello per tirarsi fuori da un ammasso di neve davvero ostica. Niente da fare, decidiamo per il dietro-front. Ci dirigiamo a ovest, verso la costa, lasciandoci alle spalle nuvole ruggenti e che promettono un’ennesima bufera di neve.
Arrivati a valle, ci congediamo da Franz e Antonela, le nostre guide. Ci hanno fatto conoscere (e, per quanto ci riguarda, riscoprire) una zona dell’Istria davvero suggestiva. Il Micro Croatia Trophy, purtroppo termina qui.  
Restiamo in tre fuoristrada e, vista l’ora, siamo tutti d’accordo nel proseguire verso l’Italia e fermarci magari in qualche birreria per una bicchierata e un boccone finali, prima dei saluti. Ma le sorprese non sono ancora finite….
Arriviamo verso le 18 al confine croato-sloveno. Mentre la dogana croata ci fa tranquillamente passare, la dogana slovena ci blocca tutti e tre per “controllo gasolio”. Benvenuti in Europa! Data la diffusa abitudine di certi fuoristradisti di usare gasolio da riscaldamento o agricolo, i funzionari sloveni vogliono controllare i nostri serbatoi per vedere se… frodiamo lo Stato. Armato di cannula e siringa, il funzionario aspira carburante da tutti e tre i mezzi, constatando che noi non frodiamo nessuno. Altro aneddoto da raccontare agli amici fuoristradisti!
Verso le 19 ci fermiamo in una birreria a ridosso del confine italiano: birra e frittura per tutti, e un brindisi alle nostre avventure!
Un grazie quindi a Piero, Graziella, Davide, Elisa ed Alessandro per la compagnia e la simpatica partecipazione!
Alla prossima avventura, magari proprio in quelle foreste così misteriose del Gorski Kotar!





9 commenti:

Artur (aka "Russoturista") ha detto...

E dai Max, guarda come sei bello sulla foto con lattina di birra...
E comunque ho notato che il Nissan dopo mini-Trophy di Croazie e rimasto pulito...

Russoturista

max ha detto...

Arthur, grazie del commento. Quel Nissan che hai sicuramente visto pulito non è il mio!! Guarda meglio!

Artur (aka "Russoturista") ha detto...

Ho visto, ho visto Max... Un'altro è pulitissimo, sembra appena uscito dal concessonario...
Ma nemmeno tuo non è mica sporco...
:-)

Russoturista

franz/tunisialternativa ha detto...

ciao! la descrizione del viaggio che avete fatto è bellissima... super! un caro saluto e un grazie da antonela e franz (e Olivo, anche se era dai nonni!)

franz/tunisialternativa ha detto...

beh non erano sporchi perchè la neve non è mica fango hehehehe! ciao Artur! (quanto mi trovi dei clienti russi per il 110???)

Piero64 ha detto...

A distanza di tempo sono riuscito a leggere il racconto e le foto del viaggio. Mi sono venuti i brividi a ricordare i bei momenti vissuti, grazie soprattutto alle splendide descrizioni fatte dalla insostituibile e unica fotoreporter..

Piero

Unknown ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
max ha detto...

Ciao Martina, grazie per aver scritto. Sono contento che ti sia piaciuto il racconto di questa avventura. Se continuerai a seguirci ancora, ti prometto una sorpresa. Siamo in ritardo nel pubblicare l'ultimo viaggio dello scorso anno, ma forse credo, quest'ultimo ti piacerà ancora di più. Forse ci incontreremo un giorno in terra d'Istria. Ciao e grazie.

max ha detto...

Ringrazio nuovamente Martina per aver scritto un suo pensiero. Ma devo ricordare, ancora una volta, che non posso/voglio che il mio blog diventi una vetrina per ricerche conto terzi di nessun tipo, o peggio ancora, che diventi un trampolino di lancio dove poter "vendere" della pubblicità, magari occulta ai più. Peggio poi, senza avvertirmi. Il colmo! Non mi sembra per niente corretto nei miei confronti, e nemmeno di chi mi segue e mi conosce. Due parole due, dovevo dartele per correttezza Martina. Mi spiace! Ti ospiterò ben volentieri qui per altri, futuri e corretti commenti. Max