La legge di Murphy
(se qualcosa può andar male, lo farà)
2019
…I
mesi scorrono lenti, pesanti, sembrano non passare mai.
Il
programma di viaggio di quest’anno, è stato già studiato tempo fa. Come tutti i
nostri viaggi del resto. Ancora piccoli ripassi, continui, sui posti che
vedremo lungo il tragitto. E mentre il tempo scorre…
Leggo
e rileggo ancora questo nuovo viaggio. Mi attira e mi respinge nello stesso
momento. Sicuramente mi eccita.
Sarà
est, sempre, solo ed ancora est! Frase detta e ridetta più e più volte in
questi anni. Ma questo è il nostro destino, o forse più semplicemente, lo
abbiamo scelto noi.
I
giorni di vacanza, come sempre, sono contati e quindi pochi per simili viaggi. I
luoghi a noi cari, sempre troppo lontani. Purtroppo bisogna tralasciare qualche
bellezza da visitare a dispetto di altre. Cercare di trovare un giusto
compromesso che non ci deluda mai del tutto.
Se
fosse per noi, una volta partiti, non torneremmo a casa tanto alla svelta. Ma
fintanto che abbiamo un lavoro stabile e dei doveri da seguire, dobbiamo
accontentarci così!
“Repubblica
di Moldavia, Bessarabia, Transnistria e Gagauzia”
Sono
queste le mete del nostro viaggio di quest’anno.
Come
al solito abbiamo 17 giorni, durante i quali dovremo percorrere oltre 4.000
chilometri attraverso 5 Stati. Non una gran maratona come da nostra abitudine, ma
piuttosto un piacevole e rilassante viaggio alla scoperta di due Paesi nuovi. In
realtà, sarebbe uno solo, la Moldavia, perché il secondo, cioè la Transnistria,
non è riconosciuto da alcun Paese straniero all’infuori della Madre Patria
Russia! Ma per noi, si che conterà, e sarà il 29° Stato attraversato dal 2008…!
Il
percorso si svolgerà secondo questo schema di transito fra i vari Paesi:
Italia, Slovenia, Ungheria, Romania, Moldavia, Transnistria e ritorno. 240
chilometri di media al giorno, non sarà sicuramente un viaggio stressante.
La
voglia di partire è tanta e non vediamo l’ora di sentirci dire in moldavo:
Noroc! Termine per dare il benvenuto a qualcuno e che speriamo di sentire in uno
dei tantissimi brindisi che faremo strada facendo in questa nuova avventura!
La
Moldavia, è un piccolo stato dell’est europeo, tornato indipendente il 27
agosto 1991 dalla caduta dell’Unione Sovietica.
Abbiamo
già in elenco le tantissime cose da vedere: Aziende vinicole con gallerie
sotterranee dove son conservate le botti! Altre aziende vinicole famose per il
metodo classico Champenoise, complessi monastici, villaggi caratteristici,
musei del folklore e della tradizione; visiteremo ovviamente la capitale
Chisinau con le sue architetture stravaganti.
La
Moldavia, è uno stato cuscinetto fra la Romania a ovest, mentre è circondata
sui restanti tre lati dall’Ucraina. Non ha sbocchi sul Mar Nero. E’ il 28°
Paese europeo che visiteremo.
La
Bessarabia, di cui accennavamo all’inizio del paragrafo, era invece una regione
storica che si collocava fra due fiumi, il Prut e il Nistro, oltre il quale
inizia proprio la sottile Transnistria. Mentre la Gagauzia è una regione
autonoma a sud della Moldavia.
La
Transnistria è uno di quei luoghi dove ti immergi in una specie di viaggio
indietro nel tempo fino agli anni ‘70-‘80 del secolo scorso. Per chi ha vissuto
in quegli anni sul confine nord-orientale dell’ex cortina di ferro (Trieste o
Gorizia), sa di cosa parliamo. Visiteremo la capitale Tiraspol e la sua famosa
fabbrica di caviale, con prezzi abbordabilissimi rispetto all’Occidente.
Andremo pure a far visita alla fabbrica del cognac Kvint, un must per l’est
europeo, oltre a gironzolare per le vie più importanti.
E’
praticamente tutto già organizzato. Mancano piccoli dettagli, gli ultimi
acquisti per noi e per gli amici rumeni che incontreremo sulla strada di
ritorno dopo aver visitato la Transnistria, quando rientreremo nuovamente in
Romania, per una piccola visita, quasi una sorpresa. Poi, c’è ancora il
controllo generale del mezzo da fare, che al momento non presenta nessun
problema tale da impensierirci.
…I
mesi scorrono lenti dicevamo, pesanti, sembrano non passare mai… Si arriva a gennaio,
poi febbraio e marzo; decido, per non arrivar all’ultimo momento con gli improbabili
lavori sull’auto, di trovar un’autofficina, che controlli in via preventiva le
pastiglie dei freni posteriori. E’ un sacco di tempo che non le cambio, una
controllatina, non fa mai male. Infatti, il responso del meccanico sentenzia
che bisogna sostituirle anche se non sono “finite” del tutto. In compenso, con
la vettura sollevata da terra tramite il ponte, vediamo che anche l’intero
impianto dei gas di scarico non è proprio messo bene. Onestamente ha i suoi
chilometri, in strada e in fuoristrada. Ormai che ci siamo, cambiamo anche tutto
lo scarico, dal flessibile dei collettori al terminale. A lavoro ultimato, mi soddisfa
sapere che il Nissan è ancora in ottime condizioni nonostante i suoi non moltissimi
chilometri, ma dall’età non più tanto verde. Onestamente, per dirsi perfetta,
ci vorrebbe solamente ancora una piccola saldatura sul condotto che dal
flessibile porta ai collettori, dove sfiata un po’. Faccio notare questo
particolare al solito meccanico che prende appunti per ordinarne uno nuovo…
Ordino
pure, visto che ci siamo, gli ammortizzatori che tengono sollevato il cofano
anteriore, che ormai non reggono più e che mi fanno tribolare ogni volta che lo
sollevo.
Circa
un mesetto dopo, una mattina, con l’auto parcheggiata sotto casa, accingendomi
ad andare al lavoro, noto in prossimità del serbatoio di carburante, una
piccola chiazza oleosa a terra. Mi chino e in effetti vedo con stupore che il
serbatoio è bagnato di gasolio. Strano, penso io, sarà stata colpa del troppo
pieno di carburante fatto ieri sera e qualche sfiato avrà fatto gocciolare
questo surplus di gasolio.
In
più, la vettura era anche parcheggiata in salita col muso rivolto in alto,
quindi mi convinco di questa possibile spiegazione. Non ci penso più e vado al
lavoro tranquillo. Ogni tanto però, nei giorni seguenti, “butto” un occhio sull’asfalto
per scrutare altre macchie visibili, ma onestamente non ne trovo. Il serbatoio
però è sempre bagnato. Sicuramente sarà come ho pensato, il troppo pieno deve
aver giocato qualche brutto scherzo, mentre l’umido che vedo sul serbatoio, è
sempre quello dei giorni precedenti. Al massimo, forse si è allentata un po’ la
fascetta stringitubo del manicotto. Manicotto che porta il liquido vitale al funzionamento
del motore dal bocchettone di carico, all’entrata del serbatoio stesso…
Mah!
Più di tanto non mi preoccupo, anche perché so bene che fra qualche mese,
ritornerò nella stessa autofficina, a sostituire tutti i filtri, gli olii, a
controllare i livelli di tutti i liquidi, una regolata agli scatti del freno a
mano, un ingrassaggio all’albero di trasmissione, tutti controlli necessari e
di routine prima di un lungo viaggio, così farò controllare anche questa
perdita. Naturalmente il meccanico mi consiglia di venir in autofficina con un
livello minimo di gasolio; nel caso in cui, dovesse staccar il serbatoio dal
suo alloggio originale, peserà di meno quando dovrà calarlo a terra.
Ai
primi di luglio, mi rifaccio vivo in autofficina, pronto a far eseguire i
lavori di cui accennavo sopra. Chiedo notizie al meccanico se ha trovato quel
condotto che dal flessibile porta ai collettori. La sua risposta è negativa. Come
negativa è pure la ricerca degli ammortizzatori del cofano motore. Strano
penso, io li avevo trovati lo stesso giorno facendo una semplicissima ricerca
sui siti di autoricambi online. Mah, forse ha poca voglia di cercar i ricambi
per davvero!
A
lavori ultimati, il responso per quanto riguarda il serbatoio è il seguente:
non è colpa del manicotto o della fascetta, ma è lo stesso serbatoio ad esser
“crepato” longitudinalmente lungo la saldatura di fabbrica sulla flangetta che unisce
i due mezzi gusci, che messi uno sopra l’altro forma il contenitore del
carburante. Nessuna possibilità di saldatura, o almeno lui non la fa, serve
acquistarne uno nuovo. Qualche leggera imprecazione mi passa fra i denti, senza
per questo proferir parola. Con grande nonchalance e con un invidiabile stile
zen, fra me e me, dico: nessun problema! Tempo a disposizione ne abbiamo, fortunatamente
siamo ancora lontani dal mese di agosto, tragico per eccellenza, in Italia e
non solo. Mi metto immediatamente alla ricerca di un nuovo serbatoio! Ho
diversi numeri telefonici che potrebbero far al caso mio: inizio con una autodemolizioni
in Sicilia, che ricordo aver già contattato anni fa e mi era rimasta molto
impressa per la cordialissima disponibilità e per i tanti pezzi usati che si
possono trovare. Mi risponde un ragazzotto dicendomi che il titolare non c’è e
se posso richiamare più tardi. Ok, richiamerò. Contatto altre due autodemolizioni
in provincia di Udine, risposta negativa da entrambe. Non hanno il pezzo che mi
serve. Cerco in internet un negozio o una rivendita di accessori per
fuoristrada che magari venda anche serbatoi nuovi, provo pure questa strada. Mi
risponde un giovane gentilissimo, dicendomi che al momento è sprovvisto, di
solito non tengono questo articolo in pronta consegna in negozio. Però mi dice
di attendere un quarto d’ora-venti minuti che s’informa e poi mi richiamerà,
wow che servizio! In effetti, puntualissimo, mi richiama per dirmi che ci
vogliono circa una ventina di giorni, perché lo devono costruire su misura in
una fabbrica in Polonia! Però, che efficienza, prendo tempo e gli confesso che
ho paura di non poter attendere tutto quel tempo in prossimità della partenza
delle ferie. Lo ringrazio e mi congedo, con la promessa di rifarmi vivo in
brevissimo tempo. Richiamo la Sicilia, questa volta trovo il titolare, ma con
grande dispiacere, mi dice di averlo venduto un mese prima. Tuttavia mi
consiglia di provar a telefonare ad un’altra autodemolizioni famosa, stavolta a
Torino! Non ho niente da perdere mi dico, così provo anche lì. Anche qui trovo
una squisitissima persona, e parlando del più e del meno, prima mi ringrazia
della chiamata, e poi mi dice di esser fratello di quello che ho sentito prima
in Sicilia!! La vita è proprio strana alle volte. Nel frattempo mi assicura di
aver trovato il serbatoio, è in ottimo stato e mi garantisce che lo farà
smontare e addirittura lo farà partire oggi pomeriggio con un corriere espresso,
con consegna domani! Addirittura? E’ proprio un grande quest’uomo. Lo ringrazio
innumerevoli volte. Contatto l’autofficina di Trieste avvisandoli che domani arriverà
questo benedetto scatolone…
…e
qui, inizia l’Odissea…
La
mia Odissea intendo, perché se quella di Ulisse è durata dieci anni in mare,
sembra nulla rispetto alla mia che durerà meno di tre settimane e che sarà ben
più che avventurosa e tragica. Qui a seguire provo a metter temporalmente
traccia…
Il
primo giorno del mese settimo A.D. 2019, primo giorno della settimana, ho il
verdetto definitivo che il serbatoio del carburante è da cambiare. Inizio
subito le ricerche e parto come detto dalla Sicilia, niente da fare, bisogna richiamare
più tardi.
Passo
allora alle due autodemolizioni di Udine, e ambedue mi danno picche.
Il
02 luglio, provo anche a sentire un negozio di ricambi per fuoristrada, magari
se sono fortunato, ne trovo pronto uno nuovo. Il gentile proprietario, mi rassicura
che forse abbiamo speranze, in una ventina di giorni arriverebbe dalla Polonia
nuovo nuovo, tempo di costruirlo e di spedirlo. Come tempi di consegna e di
montaggio dovrei farcela prima della partenza. Ma voglio sentire prima la Sicilia,
così prendo nuovamente un po’ di tempo. Riprovo a chiamare l’isola, trovo il
titolare, ma mi da picche anche lui, dicendomi che ha venduto l’ultimo un mese
prima. Inizia un momento di scoramento. Però, mi consiglia di sentire una autodemolizioni
di Torino, si rivelerà successivamente suo fratello! Trovo il serbatoio, è
integro e può partire oggi stesso. Pattuisco il prezzo e lo prego di farlo
partire immediatamente. Ringrazio il ragazzo del negozio e mi scuso se ho già
combinato, mi tranquillizza e mi saluta. Ottima persona davvero, da tener a
mente per eventuali prossime necessità.
Il
03 luglio il pacco non arriva, lo seguo con il tracking number e mi da in
consegna…
Il
04 il pacco non arriva, segna che è nella sede di Trieste… Nel frattempo mi
chiama l’autofficina, minacciandomi di scaricare il mezzo dal ponte perché
occupa la posizione per altre vetture! Grrrr…
Il
05 incavolato come un toro chiamo la sede del corriere che beatamente dichiara di
averlo lì da un paio di giorni, ma che dal pacco perde un po’ di gasolio e
quindi non lo possono consegnare per criteri di sicurezza… Avvertire prima no
eh??? Grrr...
Chiamo
l’autofficina spiegandogli la situazione, mi rispondono candidamente “perché
non vai a prenderlo tu”? Lì mi girano e sottolineo che sono in autobus, abito dall’altra
parte della città e che la sede del vettore è a 450 mt. da loro!! Gli intimo di
andarlo a ritirare, eh che cavolo! Nel pomeriggio, mi chiama l’autofficina
dichiarando che hanno ritirato il pacco e che si trova lì da loro, ma essendo
venerdì pomeriggio…
Lunedì
08 luglio, mi illudo e spero che il meccanico si metta subito al lavoro e che
mi consegni il mezzo in giornata, appunto… pura illusione! Lo chiamo prima
della chiusura per sentire la situazione, candidamente mi dice che hanno anche
altre macchine dentro l’autofficina e che devono lavorare un po’ su tutte!!!
Martedì,
niente…
Mercoledì,
niente…
Giovedì
pomeriggio, mi chiamano, dicendomi che posso venir a ritirare la jeep domani
mattina, evviva!!
Venerdì
mattina mi precipito in autofficina, mi dicono che è tutto a posto, provata e
funzionante. Ma che il galleggiante non segna il livello! Ma che stia
tranquillo, a volte succede con le cose che sono state ferme diverso tempo in
demolizione, magari nel mio caso, un serbatoio vuoto, lasciato lì per chissà
quanto tempo, si sarà bloccato quasi sicuramente qualcosa nel leveraggio del
galleggiante. Mi consiglia di far gasolio oltre la metà del serbatoio, ma non
pieno. Il carburante dovrà sciabordare bene contro il meccanismo, così
l’oleosità del liquido, piano piano scioglierà eventuali incrostazioni e
lubrificherà il meccanismo, e poi tutto tornerà funzionante come prima.
Pago,
ritiro l’auto e dopo aver sostituito: filtro aria, filtro olio, olio motore,
rabbocco olio differenziale, regolazione del freno a mano, ingrassaggio albero
di trasmissione e naturalmente sostituzione serbatoio del carburante, corro
nella vicina Slovenia a far un po’ di carburante, visto il cospicuo risparmio che
ottengo rispetto alle nostre pompe nazionali. Il gasolio nel serbatoio è poco,
ma so di farcela. Percorro una decina di chilometri e sembra funzionare tutto a
meraviglia (meno il galleggiante), ma quando mancano meno di 100 metri dalla
linea dell’ex confine sloveno, ecco apparire una cosa che non dovrebbe mai
capitare a chi guida, mai! L’accendersi minacciosa della spia arancione sul
cruscotto segnalante il profilo del motore! Mi si ferma il cuore, che faccio,
mi fermo? Continuare ancora per quei 300 metri fino al distributore? Rallento,
rumori strani non ne sento, penso, forse sarà dovuto al poco gasolio e magari
all’aria entrata nei tubi quando lo hanno sostituito. Mi decido a continuare
quei pochi metri. Riempio il mezzo con una quarantina di litri e riparto.
Fiuuu, la spia si è spenta, sicuramente era un problema momentaneo. Mi ha fatto
venir un colpo. Ma non faccio che poche decine di metri, ecco che la bastarda
riappare in tutto il suo splendore e la maledetta rimane pure sempre accesa!
Continuo ad andare sempre piano, cerco di avvicinarmi il più possibile verso
casa, lì almeno c’è uno spiazzo molto grande nell’eventualità di dover lasciare
il Nissan. Chiamo l’autofficina, spiego il problema, il meccanico mi fa qualche
domanda, mi tranquillizza sul fatto che forse potrebbe essere un iniettore
sporco e di non preoccuparmi troppo. Mi suggerisce anche di versar nel
serbatoio una bottiglietta di quel liquido per pulire gli iniettori. Dice di
portarla già il lunedì successivo che proverà la diagnostica dalla presa OBD-II.
Cerco di esser positivo, ma i giorni passano inesorabili e nella mia mente si
susseguono tutte le cose che potrebbero mal funzionare, iniettori, candelette
di accensione, contatti elettrici e quant’altro.
Il
fine settimana non passa tranquillo, inizio a percepire il nervosismo
assalirmi…
Lunedì
15, vado al lavoro tranquillamente, ma sempre col cuore in gola e sempre con la
spia accesa; alla fine della giornata lavorativa, mi precipito in autofficina,
facciamo la diagnosi e il responso sentenzia: iniettore! Beh, pensavo peggio, se
così possiamo dire.. Il meccanico s’informerà in quanto tempo riuscirà a
trovarne uno e mi saprà dire. Siamo a metà luglio, inizio a veder un po’ grigia
la situazione. Ma combatto fino all’ultimo. Ci siamo guadagnati anche
quest’anno faticosamente le ferie e, per la miseria, riusciremo a far il nostro
giro programmato!
Passa
una settimana senza che l’autofficina mi dia buone notizie… Intanto facendo così,
abbiamo perso un’altra settimana preziosa! A quel punto avrei dovuto capire
certi messaggi che mi stavano arrivando, ma onestamente, non li ho colti.
Richiamo
sta benedetta autofficina per saper di che morte morire, e mi dice che nemmeno
la settimana prossima riuscirà a far qualcosa, niente da fare perché ha sempre dell’arretrato
da sbrigare. Consiglia di portarla venerdì 26, di lasciarla pure il fine
settimana, cosicchè il lunedì successivo mi sostituirà il galleggiante non
funzionante con l’altro galleggiante del mio vecchio serbatoio. Ok! Quindi altro
fine settimana a piedi… Grrrr…!!!
Martedì
30 me la riconsegna, il galleggiante funziona, e per sicurezza mi ricambiano
pure il filtro gasolio, la spia rimane sempre accesa, ma dell’iniettore nessuna
traccia, mi spiega anche il perché, perché siamo alla fine di luglio, e dove lo
trovo ormai? Ma dal primo giorno dall’inizio dell’incidente, sono passati
comunque 18 giorni, forse si riusciva a trovare sto benedetto iniettore! E lì,
in quel preciso momento credo di aver inveito contro il mondo intero. Contro
quel meccanico in particolare di sicuro! Poi non so bene se è per tirarmi anche
su di morale, o per farmi incavolare ancora di più, mi comunica che con questo
venerdì l’autofficina chiude per le ferie. E mi lascia lì, così in queste
condizioni?!! Complimenti!
Arrivati
questo punto, non mi rimane che chiamare un’altra autofficina che conosco, specializzata,
fra le altre cose, in iniezioni diesel e spiego loro il problema. Capiscono la
situazione al volo e mi dicono di portargliela immediatamente e che ci daranno un’occhiata nuovamente tramite
la presa OBD-II.
Passano
i giorni e tutto tace. Forse stanno risolvendo il problema, penso…
Venerdì
02 agosto ho il responso, escludono al 100% che si tratti dell’iniettore (e
meno male allora che non è stato sostituito). Sentenziano che secondo loro la
causa deriva dalla pompa del gasolio, che sarà da revisionare, e mi
suggeriscono di sentir il parere di un autofficina molto famosa a Udine per
questo genere di lavori. Contatto anche loro, gentilissimi, mi dicono che
possono provar a far la diagnosi domani mattina. Di sabato? Urca, una manna!
Sabato
03 agosto, dopo un’accurata e lunga diagnosi con addirittura due computer
diversi, il danno è: revisione totale della pompa di gasolio a
bassa pressione!!
Balbetto
su quando potrei avere indietro e funzionante l’auto e su quanto mi costerebbe
questo “scherzo”. Mi rispondono che visto il Ferragosto di mezzo, sarà pronta
almeno a fine mese e per quanto riguarda il costo, mi sparano una bordata. A
questo punto realizziamo definitivamente che le ferie sono saltate.
Mi
consigliano pure di non andar troppo in giro con il mezzo, potrebbe bloccarsi
in qualsiasi momento. Anzi, mi suggeriscono di lasciargliela la settimana
ventura. Ci accordiamo per portargliela venerdì prossimo. Tanto, la settimana
successiva sono chiusi per il Ferragosto, ma avendola già lì , possono metterla
in lavoro già con lunedì 19.
Detto
fatto, la parcheggiamo in autofficina e
ce ne torniamo a casa con autobus e treno…
…I
giorni scorrono lenti, pesanti, sembrano non passare mai. E finalmente il 09
settembre, ritiro la jeep a Udine dopo aver sostituito-riparato la pompa del
gasolio. Il costo totale, alla fine, è stato di una bordata e mezza! Come se
non bastasse, dentro il serbatoio hanno trovato pezzetti di ruggine e pezzetti
di plastica. Ma ‘sto dannato meccanico, a Trieste, non avrebbe dovuto per
logica lavar prima il serbatoio con un paio di litri di benzina e così
assicurarsi che fosse ben pulito prima di montarlo??! Si sarebbero risparmiati
tanti bei soldini e noi saremmo potuti pure andare in ferie. Autofficine così davvero
troppo superficiali, le sconsiglio a priori e ne farò sempre una pessima
pubblicità!
Risolto
anche questo ennesimo intoppo, finalmente l’autunno fila liscio, l’auto va che
è un gioiellino e con un colpo inaspettato di fortuna, riusciamo ad avere un
super-mega ponte invernale che va dal 24 dicembre fino al 6 di gennaio e io per
la verità, sarò a casa già dal 20 dicembre. Non ci sembra vero! Proviamo a
resuscitare nuovamente il viaggio di
quest’estate. Stavolta però, considerati i minori giorni di ferie, che
includono anche festività natalizie e di fine anno, col meteo che potrebbe
esser anche inclemente, decidiamo di prenotare gli alberghi dove alloggiare,
questa volta in anticipo, da casa, fatto anomalo per noi. Di solito, li prenotiamo
sempre al momento e sul posto. Non vogliamo esser di peso ai nostri amici
rumeni. E in men che non si dica, riusciamo a prenotare lo stesso hotel dove
siamo stati benissimo quest’inverno quando eravamo andati a coccolarci nelle
terme, e pure lo stesso albergo a due passi da Bucarest, dove ci siamo trovati altrettanto
bene due anni fa. Compiuto questo passo, fondamentale, diamo la buona notizia agli
amici rumeni del nostro arrivo, i quali, felicissimi di questa sorpresa, ci
chiedono cosa desideriamo vedere o visitare in quel periodo. Rispondiamo
semplicemente che ci basta trascorrere il Capodanno in piazza, avvenimento a
cui noi non abbiamo mai assistito in una capitale e per i giorni rimanenti,
trascorrere le giornate in loro compagnia. Ok, possiamo star tranquilli che organizzano
tutto loro. Nell’occasione ne approfitteremo per portare agli amici altri
generi alimentari. La richiesta di generi alimentari non deriva dal fatto che
in Romania ci sia penuria di cibo, tutt’altro, quanto dal fatto che – per fare
un esempio – la pasta di una famosa marca prodotta per il mercato italiano è
più gustosa della stessa pasta della medesima marca, ma prodotta per il mercato
estero, problema già sollevato a suo tempo da un quotidiano di Trieste.
Arriviamo
dunque in dicembre, e gli amici rumeni ci fanno sapere di aver organizzato,
assieme a una coppia di loro amici, già precedentemente conosciuti anche da noi
nel viaggio del 2018, qualche tappa fondamentale nel centro di Bucarest e una settimana per montagne e foreste fra le
località di Moineşti e Comăneşti,
località situate ad est di Bacaŭ,
distanti circa 300 chilometri a nord dalla capitale. Non vediamo l’ora di
partire! Siamo arrivati davvero molto stanchi e provati alla fine di
quest’anno, le ferie saltate in agosto, tutti gli intoppi e le spese sostenute,
ci hanno dato una bella mazzata.
Martedì
24, mattina presto, prendo il Nissan e lo parcheggio davanti a casa. Inizia la
lunga maratona del trasporto e trasbordo delle valigie, degli scatoloni di
alimenti, del frigo-riscaldatore, catene da neve (non si sa mai...), tutti gli
accessori elettronici, vestiario invernale, ecc. ecc.
Insomma,
alle 9 in punto del 24 dicembre, siamo pronti per il viaggio invernale, dopo
aver fissato e messo in sicurezza con cinghie tutto il carico nel baule posteriore.
Ci guardiamo negli occhi, mentalmente facciamo un ripasso se abbiamo preso
tutto, se in casa abbiamo chiuso tutto… si, tutto ok, possiamo partire!
Giro
la chiave di accensione e… nulla. Non succede nulla, muto totale, morto, il
quadro non si accende! In quel preciso istante, è sceso un gelo su di noi che
sinceramente non ricordo di aver mai provato. Nessuno dei due ha proferito
parola per almeno un paio di minuti. Silenzio assoluto. Riguardo Laura negli
occhi e le lancio uno sguardo di assoluta fiducia nel mezzo, riprovo a girar la
chiave e… niente da fare, la macchina o meglio la batteria è completamente
morta! Una batteria non muore così di colpo, o almeno non in questo modo, che
io sappia. Mi sorge un atroce dubbio: che si sia ripresentato un vecchio
problema di qualche anno fa? Che abbia ceduto il motorino d’avviamento e di
conseguenza abbia scaricato la batteria nei pochi metri fatti stamattina?
Sarebbe il colmo, significherebbe sostituire il motorino per la quarta volta in
pochi anni. No, non accetto assolutamente l’idea! In questi giorni avrei
sicuramente notato la spia accesa sul quadro: e non c’era! Non ci rimane che
guardarci nuovamente sconsolati e simultaneamente realizzare che anche le
vacanze invernali finiscono qui.
2020
Inizia
un nuovo anno, stavolta bisestile. Se corriamo dietro alle dicerie, l’anno
bisestile di solito si rivela essere un anno funesto. Ma considerato che noi
alle dicerie diamo poco peso, ci mettiamo il cuore in pace e viviamo la nostra
vita, come al solito.
Le
ultime parole famose…
·
il 31 dicembre 2019 nella provincia di Wuhan, in
Cina si registra un rilevante numero di
casi di polmonite derivanti da cause ignote.
·
Nei giorni rimanenti di ferie, dove rimaniamo a
casa senza possibilità di usar l’auto, smonto la batteria e la ricarico a casa.
Il 7 di gennaio si ritorna al lavoro, quindi un paio di giorni prima rimonto la
batteria nel suo alloggiamento e faccio delle prove col voltmetro giusto per capire
se quando rientrerò al lavoro potrò
fidarmi di andar in giro in auto o meno. Quindi faccio una serie di
misurazioni: a quadro spento, a freddo,
in moto, in moto dopo aver fatto girare il motore per una decina di minuti, a
motore spento dopo altri 10 minuti, insomma procedo con la diagnostica e mi
segno i risultati su un block notes.
·
Il 13 gennaio ho l’appuntamento con l’elettrauto
per controllar questa anomalia, risulteranno dei cavi difettosi
dell’alternatore e non necessariamente l’alternatore stesso (meno male!). Per
sicurezza, sostituisco pure la batteria che oramai era quasi giunta a fine
vita.
·
Il 15 gennaio, Laura viene ricoverata in ospedale
per un intervento abbastanza serio, la dimettono la domenica successiva.
·
Il 23 gennaio muore mio padre a causa una malattia
incurabile e fulminea.
·
Il 30 gennaio, arriva la prima notizia di due casi
accertati di coronavirus anche in Italia.
·
Il 21 febbraio si registrano primi contagi sul
suolo nazionale.
·
Ai primi di marzo un decreto ordina la chiusura di
scuole e università fino al 15 marzo, il campionato di calcio si giocherà a
porte chiuse per 30 giorni, si dispone la chiusura di cinema e teatri, nonchè
si obbliga alla distanza di sicurezza e divieto di assembramento.
·
Vengono instaurate zone rosse, dove viene limitato
il movimento in entrata e in uscita dai territori segnalati. Le zone più
colpite sono Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Piemonte. Pochi giorni dopo,
tutta l’Italia diventa un’unica zona rossa.
·
L’11 dello stesso mese, l’OMS dichiara trattarsi
di una pandemia (ormai sono 165 Paesi nel mondo contagiati da questo virus).
·
Il 17 marzo, l’UE chiude i propri confini esterni.
·
Il 21 marzo, vengono chiuse tutte le aziende non
strategiche fino al 3 aprile. Rimangono aperti solo i servizi essenziali: supermercati,
farmacie, Poste, Assicurazioni, Finanziarie e i trasporti.
·
Alle 17.17 del 26 marzo, la situazione mondiale è questa:
495.086 contagiati; 22.295 deceduti e 119.978 ricoverati. Mentre la situazione
in Italia, secondo Paese al mondo colpito dal virus è la seguente: 74.386
contagiati; 7.503 deceduti e 9.362 ricoverati (fonte Center for Systems Science
and Engineering (CSSE) at Johns Hopkins University (JHU)
Caro
Murphy avevi proprio ragione: se qualcosa può andar male, lo farà. Ma qui si
esagera!!
A
questo punto, non rimane molto da fare che ringraziare tutti i medici,
infermieri, volontari, sempre pronti in prima linea in tutti gli ospedali in
Italia senza mai mollare un solo istante rischiando in prima persona la propria
vita. Tutte le Forze dell’Ordine, l’Esercito e la Protezione Civile. E vorremmo
inoltre ringraziare quei Paesi come Cina, Russia, Cuba, Venezuela e Albania che
hanno risposto all’emergenza portando le loro attrezzature e i loro specialisti.
Tanti Paesi ex comunisti e attualmente sotto embargo, anche dall’Italia stessa.
Paesi che spesso vengono definiti dittature. Ricordiamocelo per un futuro!
Come
sarebbe da ricordarci chi ci ha trattati da appestati, chi ci ha prontamente
chiuso le frontiere lasciando file di chilometri di autotreni fermi in balia degli
eventi per giorni e giorni, chi ci ha sputato addosso solamente perché
italiani, chi ci ha rubato le mascherine protettive già pagate dal nostro
governo (cioè da noi), chi ci ha definiti untori, chi ha segnalato casi di
violenza fisica e verbale nei nostri confronti perpetrati nel terzo continente
della terra, chi non ci ha fatto sbarcare dalle navi da crociera a farci curare
adeguatamente e si potrebbe continuare ancora…
Vogliamo
sperare, anzi, ci vogliamo credere, che l’anno, 2020, dalle cifre così rotonde
e paffute, non sia solo foriero di disgrazie e pandemie. Crediamoci fermamente,
tutti noi.
3 commenti:
Mia nonna all'inizo dell'anno (bisestile) diceva sempre "Anno bisesto, anno funesto" anche io non ci ho mai voluto credere ma i fatti degli ultimi anni mi hanno fatto un po' ricredere. Devo dire che questo Vs non viaggio mi ha affascinato. Se mia nonna fosse stata viva e le avessi raccontato di tutto quello che Vi è capitato mi avrebbe suggerito di dirvi di farvi benedire da un "prete finocchio" ;)
Hai parlato di numeri ben noti a tutti noi per quanto riguarda la pandemia e a distanza di un anno e mezzo fanno ancora impressione, c'è una cosa che però non è mai stata detta e cioè quanti sono veramente deceduti solo per effetto del virus...ma vabbè questa è un'altra storia.
Ti racconto solo un piccolo aneddoto
5 marzo 2020 mia madre viene ricoverata di urgenza per un aneurisma che le ha lacerato l'aorta, dopo un intervento di 8 ore esce e viene messa in terapia intensiva. I medici ci danno poche speranze che possa superare la notte. Supera la notte, e piano piano si riprende, viene mandata in un centro di riabilitazione blindato. Qui si prende il Covid, supera anche questo e finalmente dopo ben 106 giorni (da quel famoso 5/3) di ricovero ce la mandano a casa. Purtroppo l'intervente e tutto quello che ha vissuto hanno tirato fuori una patologia che sapevano esistere da almeno una decina d'anni ma che lei non aveva mai voluto curare. Diagnosi tumore al seno all'ultimo stadio. Mia mamma è mancata il 5/11/20 la sua dottoressa che la conosceva da oltre 20 anni e che sapeva anche del cancro al momento di compilare il certificato di morte mi ha chiesto cosa doveva scrivere sul certificato stesso. Ecco questa cosa mi ha fatto pensare, se io e le mie sorelle non fossimo state presenti mia madre avrebbe accresciuto il numero di morti per covid.
Scusa se mi sono dilungata.
Un grande ciaoooo, alla nostra lettrice più assidua degli ultimi tempi, che bello rileggerti!
Ciao Orizzonte 65, grazie per aver scritto nuovamente.
Per risponderti come vorrei, devo spezzare in due parti la mia risposta.
Il 2019 è stato per noi avaro nel negarci ben due viaggi, sicuramente molto diversi fra loro, ma anche molto intensi da vivere con tutti i 5 sensi. Il 2020, per altri versi, è stato più tragico un po’ per tutti, a livello generale e più ampio. Causa virus, anche l’anno scorso non si è potuto letteralmente “uscir di casa”. Quest’anno invece, dove finalmente si poteva metter il naso fuori dai confini dello Stato, sempre con molta attenzione, e soprattutto col rischio concreto che dietro l’angolo, in fase di rientro nella nostra Patria, avremmo potuto o dovuto esibir il tanto famoso lasciapassare sanitario, ci ha non poco fatto desistere. Ma quello che proprio ci ha bloccato nel formulare nemmeno uno straccio di viaggio, è stata la nostra piccola Sonia, una gatta nera che è rimasta con noi per poco meno di 17 anni, e che ultimamente non stava troppo bene. La sola idea di lasciarla da sola in una pensione per gatti, mentre noi andavamo a divertirci lontani da lei per migliaia di chilometri sarebbe stato devastante. Sarebbe stato del tutto ingiusto ed egoistico nei suoi confronti. E difatti, una domenica di fine maggio, ci ha lasciati per il suo primo viaggio in solitaria lontano da noi.
Come vedi, il caro vecchio Murphy, non vuole ancora lasciarci in pace. Ricordo perfettamente, che in agosto del 2019, quando ho dovuto rassegnarmi a dire addio al viaggio moldavo, ho detto queste parole: Pazienza dai, abbiamo tentato il tutto per tutto, sarà per il prossimo anno, parole dette a malincuore. Solo che da quel momento, di anni ne sono già passati due, e sembra di essere nuovamente allo stesso punto di partenza. Nella sostanza, nulla è cambiato.
Il detto di tua nonna sull’anno bisesto è comune anche dalle nostre parti, parte di quella saggezza popolare che comprende anche il famoso “moglie e buoi dei paesi tuoi.”.
Comunque sia, nemmeno io ci credevo più di tanto, eppure qualcosa, o più di qualcosa è successo e continua tuttora a succedere. Quello che invece non avevo mai sentito dire, era ricevere la benedizione dal prete omosessuale. Qui a Trieste invece, abbiamo un’antica credenza: quando la sfortuna ti perseguita da un po’ di tempo, bisogna andare a farsi benedire “alla cesa dei s’ciavoni”, cioè nella chiesa dei serbo-ortodossi, consuetudine tutt’ora in voga presso una buona fetta di triestini. Come te, anch’io sono d’accordo sul fatto che tutti quelli che non ce l’hanno fatta a superare questo virus, non sono spirati solamente PER il virus, sarebbe interessante indagare e a cercare quel numero più veritiero in assoluto. Ma purtroppo non lo sapremo mai. Hanno volutamente inquinato e bruciato le prove, come si faceva negli anni della Santa Inquisizione. Hai raccontato una storia tristissima, toccata e vissuta in prima persona. La morte di un proprio caro è sempre e comunque straziante, anche conoscendo forse la sua età più o meno avanzata rispetto a noi, o a qualche malattia in corso, non si è mai preparati del tutto nel superare questo dolore immenso. La tua storia personale, non unica nel suo genere, fa davvero pensare a quante persone ci sono mancate e che hanno fatto casistica su una malattia che è stata dichiarata di una vivibilità (contrario di letalità) del 99,94% almeno fino e non oltre gli 80 anni (articolo di Camilla de Fazio, ottobre 2020), e comunque, prosegue l’articolo: All’inizio del mese di ottobre Mike Ryan, direttore esecutivo del Programma per le emergenze sanitarie dell'Organizzazione mondiale della sanità, ha affermato che, secondo le stime dell’Oms, il virus potrebbe aver infettato, in questi mesi, il 10% della popolazione mondiale, ovvero 780 milioni di persone. Se si rapporta questa stima al numero dei morti sinora registrato (circa 1,1 milioni) il tasso di letalità mondiale medio si assesterebbe sullo 0,14%. E quindi, di cosa stiamo parlando?
Ma come giustamente dici tu, questa è un’altra storia, e non è questo il luogo più adatto a questo genere di discorsi.
Grazie davvero per le tue parole, e per aver condiviso un dolore intimo e personale.
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