Incontri coi popoli

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Ungheria 2019

1.212 Km in 4 giorni, 16 ore di guida fra 3 Stati e 1 capitale
rilevazioni effettuate con il navigatore cartografico GARMIN GPSMAP 60CS
(clicca sulla cartina per ingrandire)


 Bandiera Ungheria .gif - Grande


Un'esperienza termale in foto     (clicca qui)
UNGHERIA 2019

UN CALDO ABBRACCIO


Capita. A volte capita che si avverta la necessità di lasciarsi alle spalle un anno intenso e faticoso… oppure un periodo opaco e difficoltoso, dove pensieri e preoccupazioni si affastellano e si accumulano uno sull’altro, stratificandosi, fino alla saturazione. E quando si è saturi, c’è il rischio di perdere quel centro di gravità permanente che ci incardina al baricentro della vita. Allora c’è bisogno di un rimedio che ci riporti nella consueta orbita, perché tutto torni a girare per il verso giusto. 
L’occasione si è presentata con le festività di inizio anno. Un pensiero stupendo, maturato nel corso dell’inverno: lasciar defluire e decantare pensieri e preoccupazioni pregresse nelle calde acque termali ungheresi… Niente avventurosi raid invernali: stavolta solo coccole ed un pensare esclusivamente al nostro benessere psico-fisico, per chiudere con quel periodo opaco e ripartire svuotati, con la mente libera e leggera, pronti per affrontare con nuovo slancio altre fantastiche avventure nella vita e nelle terre del magico Far East. 


3 GENNAIO
La strada fino a Budapest, in questo inizio gennaio, è praticamente perfetta. Partiamo col sereno ed arriviamo ancora col sereno, di neve nemmeno l’ombra, freddino ma non troppo (4°, 5° sottozero). Trovare da dormire non è un problema insormontabile: la città è piena di turisti giunti per le festività natalizie e di Capodanno, ma una camera la si rimedia senza troppe difficoltà, alla prima periferia di Buda. 
Dato che, come sempre, nei nostri spostamenti, non ci fermiamo a pranzare, all’ora di cena ci ritroviamo con la solita voragine nello stomaco. Ci spostiamo, in auto, in una pulitissima Pest che sembra non portare più traccia dei festeggiamenti di Capodanno, tanta è la pulizia di strade e marciapiedi. Troviamo un ristorante sulla centralissima Rákoczi Utca (il Rákoczi Grillház) dove, in tre ore di tempo, nella zona self-service, si può mangiare praticamente di tutto senza limiti di quantità a prezzo fisso, altrimenti è previsto un menù alla carta. Considerato che siamo davvero affamati, optiamo per la prima soluzione, trovando un buffet che offre veramente di tutto, dal classico gulyas alle carni crude (maiale, o pollo o tacchino o manzo) già condite e solamente da scottare alla piastra, dalle usuali palacsinte (omelette dolci), alla pasta, alle verdure di tutti i tipi; ovviamente il tutto innaffiato da due sör (birre) alla spina, ottime. Nota per i viaggiatori birrofili: indispensabile imparare il termine ungherese per “birreria”, cioè söröző, una conoscenza che col freddo può salvare una vita! Il locale merita davvero per cortesia, prezzo e soprattutto per la varietà davvero notevole di cibarie proposte, oltre che per essere un luogo caratteristico e dalle suggestive vetrine dipinte con i rimandi alla classica cucina ungherese. 
La notte è piccola per noi, soprattutto quando si è venuti fin qua per scrollarci di dosso “il logorio della vita moderna”, e così bighelloniamo fino alla stazione dei treni, di chiaro stampo austroungarico, dove tra un vagon-lit ed un direttissimo che corre fino in Romania, facciamo quattro passi per sgranchirci le gambe intorpidite da ore di automobile. Anche la stazione, come il resto del centro da noi attraversato, è di una pulizia sorprendente, dove tutto sembra funzionare ed i treni partono in perfetto orario… Salutiamo il vagon-lit in partenza e torniamo nel nostro silenziosissimo albergo a Buda. 


4 GENNAIO
Ci svegliamo con una giornata tersa e serena, anche se fredda (siamo sempre sui -4°) e le previsioni meteo dicono che appena domani nevicherà: ci sembra un peccato sprecare una così bella giornata per chiuderci alle terme, perciò ne approfittiamo per goderci questa capitale che è magnifica per accoglienza turistica e, soprattutto, pulizia! Buda, con il Bastione dei Pescatori, il Palazzo Reale e la chiesa di S. Mattia, in questa giornata è un incanto: i turisti affollano a migliaia tutti gli spalti del bastione; il sole di gennaio, con i suoi raggi obliqui, esalta ed enfatizza gli stili neogotici e neoromanici impiegati per la costruzione di questa sorprendente fortezza che non è mai stata impiegata per scopi difensivi, essendo stata eretta tra il 1895 ed il 1902, con i suoi sette bastioni a ricordare le sette tribù magiare che diedero origine all’odierna Ungheria. Con questa giornata, da quassù si gode di una vista spettacolare sulla collina Gèllert, sul Danubio con i suoi ponti e su tutta Pest, che si distende al di là del grande fiume, col palazzo in stile neogotico del Parlamento che si rispecchia nelle placide acque. Tutto il complesso dei Bastioni somiglia ad un libro di fiabe gotiche: lo stile architettonico è così singolare, suggestivo e sorprendente, che è facile far galoppare la fantasia e tornare un po’ bambini, quando si rimaneva stupiti e meravigliati di fronte a certe antiche illustrazioni dei libri di fiabe. La statua equestre di Stefano I d’Ungheria, con la gualdrappa in bronzo che sembra tessuta all’uncinetto e che impercettibilmente si muove nella leggerissima brezza che spira quassù, sembra riportarci ai fasti degli eroi di una Cavalleria senza macchia e senza paura; la chiesa di S. Mattia Corvino, dal tetto di ceramiche variopinte ed il Corvo (simbolo del re Mattia Corvino) che troneggia impettito su una delle guglie è davvero stupenda; e poi il Palazzo Reale, le cui origini risalgono al Medioevo e che, dopo varie vicissitudini, tra le quali la distruzione operata dalle armate ottomane al tempo dell’assedio turco della città e le armate ungheresi ai tempi della rivolta contro l’Impero d’Austria, fu ricostruito successivamente in stile barocco-rococò; l’intero complesso esterno sorprende per l’imponenza delle costruzioni ma, soprattutto, per la bellezza delle fontane e delle statue bronzee che lo ornano, e tra queste la Fontana di Mattia, un gruppo scultoreo neobarocco che rappresenta il re Mattia d’Ungheria durante una battuta di caccia con il suo seguito di battitori e falconieri, mentre la ragazza con il cerbiatto allude alla leggenda di Ilona, una povera ragazza del contado che si era innamorata del bel Mattia senza sapere che era il suo re… per il dolore di sentirsi indegna di un tal personaggio, la ragazza morì di crepacuore. Tragedie a parte, il gruppo scultoreo, che per imponenza e scroscio d’acqua può quasi definirsi la “Trevi d’Ungheria” è, per composizione, ambientazione ed espressioni dei vari personaggi - umani e non - di una bellezza da togliere il fiato. La prima volta l’avevamo vista nell’agosto del 1993, ed ancora ricordiamo la frescura dello scroscio dell’acqua che gorgogliava in mille cascatelle; ora, d’inverno, le fontane giustamente sono tutte a secco, ma ciò non toglie che siano ugualmente meravigliose. Col tramonto che si avvicina, scendiamo fino al Ponte delle Catene che percorriamo tutto a piedi; la brezza gelida che spira sul Danubio ci taglia la faccia e le mani, e ci rifugiamo in uno dei tanti locali per passare un paio d’ore al caldo e riempirci un po’ lo stomaco. Col calar della sera, Budapest offre la suggestione di una città piena di luce, non solo per merito delle luminarie natalizie sistemate nei punti più strategici, ma anche grazie ad una sapiente illuminazione che esalta ogni singolo anfratto architettonico, delle case, dei palazzi, dei ponti: dalla riva di Pest, si può ammirare il Palazzo Reale che si specchia nel Danubio in tutta la sua magnificenza, dalla riva di Buda si rimane incantati dalle guglie neogotiche del palazzo del Parlamento che sembrano pungere le stelle. Budapest è luminosa di giorno, luminosissima di notte, un vero incanto ed una festa per gli occhi, in qualsiasi stagione. Facciamo un salto anche all’interno della basilica cattolica di Santo Stefano, altro imponente edificio in prevalente stile neoclassico con l’altissima cupola che ricorda un po’ le chiese vaticane; l’interno, ricco di marmi e mosaici, in questo periodo natalizio è ornato da diversi alberelli di abete rosso illuminati da semplici lucine bianche; un presepe, contornato da un micro boschetto di abeti rossi tagliati a misura, orna una delle navate laterali. Stiamo bighellonando da ore, ormai è sera, siamo un po’ infreddoliti e ce ne torniamo in albergo, felici per aver trascorso una bellissima e serena giornata tranquilla. Ci voleva proprio!


5 GENNAIO
Come da previsioni, ci svegliamo e… tutto è ammantato da una leggera coltre di neve. I fiocchi cadono ancora leggeri e dolci: giornata ideale per andare a farsi coccolare al calduccio delle terme Rudas! Dicono che i Bagni Rudas (Rudas Fürdő) siano tra le terme più belle al mondo: non siamo esperti di terme e finora non ne abbiamo visto di altre così antiche; dal di fuori, nulla si può sospettare: una costruzione bassa, a Buda, prospiciente al lungofiume, con un piccolo parcheggio e ben servita dai tram; entriamo attorno alle 11 del mattino e ci mettiamo in coda per fare il biglietto: per usufruire delle sole vasche termali, il prezzo per due persone è di 8.000 fiorini      (24,60 euro) però si può rimanere in acqua fin che si vuole; una gentile inserviente (ce ne sono diverse, espertissime nel dirottare l’ampio afflusso di clientela) ci indica lo spogliatoio dove lasciare borsa e vestiti; un braccialetto di plastica indossato al polso funge da chiave per il lucchetto elettronico. Non serve indossare una cuffia, basta raccogliersi i capelli se sono lunghi. Il corridoio che porta ai bagni e conduce alle vasche è piastrellato e di struttura moderna; al termine del corridoio si apre una sala dove volendo di possono depositare asciugamani ed accappatoi: la sala è fredda perché è presente una piccola vasca da immersione per bagno turco, profonda circa m. 1,60, con acqua a 16° e quando entriamo ci sono un paio di persone che si immergono a più riprese; ma attraversata questa sala, si entra nella sala delle vasche calde … e qui davvero si resta senza fiato: non solamente per la notevole quantità di vapore che le 5 vasche di varia temperatura rilasciano nell’aria, ma soprattutto per la meraviglia di trovarci in una struttura risalente al 1550! C’è già parecchia folla ammollo in tutte e 5 le vasche: la più grande, centrale e di forma ottagonale in pietra rossa, è sovrastata da una cupola del diametro di 10 metri, sostenuta da otto pilastri; la cupola è impreziosita da trafori, rivestiti di vetro colorato, che lasciano filtrare la scarsa luce diurna; ma col sole, l’effetto è da mille e una notte! Le acque, leggermente radioattive, sono impreziosite da una composizione di calcio, magnesio, idrogeno carbonato, sodio solfato; lo si intuisce benissimo da un certo bouquet di uova marce che aleggia dappertutto; come tutte le acque termali, sono curative, in particolare queste servono per curare malattie articolari degenerative, artrite cronica e subacuta, ernia del disco e nevralgie varie. Un’altra particolarità di questo luogo è che fino al 1936 era in uso esclusivo alla clientela maschile; poi è stato consentito l’accesso alle donne in orari loro riservati, ora la clientela è mista a tutte le ore. Ci ritroviamo così in un luogo che, nonostante la folla, risulta a suo modo intimo, ricco di storia e fascino, dove immergersi in un tepore quasi uterino, chiudere gli occhi, e lasciarsi cullare, senza peso, da un liquido abbraccio. Poco importa se si condivide l’avventura con decine di altre persone venute a godersi l’esperienza di un’immersione nelle vasche in pietra e perciò ci si ritrova praticamente gomito a gomito col vicino; è talmente coinvolgente che basta chiudere gli occhi per percepirsi da soli, o quasi… La vasca centrale, la cui temperatura dell’acqua è di 36° (appunto, proprio un calore uterino), accoglie decine di persone immerse o sedute su vari gradoni; chi chiacchiera col vicino, chi semplicemente si fa cullare dall’acqua, chi riflette sulla vita… e chi si poggia con gli avambracci a bordo vasca e si appisola, tranquillo. La sensazione è meravigliosa: venendo da una breve doccia disinfettante e dalla sala della vasca a 16°, immergersi in questo tepore e in questa meraviglia architettonica vale davvero tutto il viaggio. Già dopo una decina di minuti, il caldo, gli effluvi sulfurei, fanno presa sulle nostre membra e, soprattutto, sulla nostra mente, che si rilassa, si sblocca e si apre al relax. E la consapevolezza di trovarsi in questo tepore mentre fuori nevica aggiunge soddisfazione alla meraviglia. C’è davvero tanta gente attorno a noi, ma nonostante ciò, riusciamo a scavarci una nostra nicchia di calma e tranquillità; l’ambiente tenuamente illuminato, unito ai vapori caldi, induce ad un rilassamento quasi immediato. Ma la curiosità è tanta e la voglia di provare anche le altre 4 piccole vasche che circondano la vasca centrale aumenta man mano che ci lasciamo cullare in questo bellissimo catino. Proviamo, senza logica ad onor del vero, le altre vasche: quella a 33° ci sembra un tantino fresca… poi passiamo alla vasca a 28°… è fredda! A 30° è già meglio… torniamo in quella a 33° per una ventina di minuti, assieme ad altra gente, così che siamo costretti a non allargarci troppo di gambe e braccia… infine prendiamo coraggio ed andiamo a lessarci, noi ed altre 6-7 persone, nella vasca a 42°… se per Max, dopo 5 minuti di iniziale acclimatamento, è “quasi” la temperatura ideale, per la sottoscritta, dopo due faticosi minuti di sofferenza, sovviene un senso di mancamento ed il deliquio di profila all’orizzonte. Devo per forza andarmene da questo calderone perché sul serio mi sento mancare, percepisco una violenta dilatazione venosa e la sensazione non è per niente piacevole. Il primo impulso è di andarmene nella vasca a 16°, fortunatamente la ragione ancora mi assiste perciò raggiungo la vasca a 30°… per poi passare a quella coi 28°… e lì mi riprendo, mentre nelle brume intravedo Max che ancora si sta lessando beato e pacifico in quel calderone, assieme ad un pugno di amanti del lesso che sono ammollo da almeno una mezz’ora. Poi ne esce anche lui praticamente lessato, e ricominciamo il tour delle temperature… dopo un’oretta di ammollo, decidiamo che la vasca centrale è decisamente la migliore, essendo a temperatura corporea; comunque, è soggettivo: Max preferisce le temperature più alte, io le più basse, così ogni tanto, quando ne abbiamo abbastanza di una vasca, ci dividiamo per immergerci in un’altra, magari meno affollata. E poi, viene il momento che di caldo ne abbiamo avuto a sufficienza e, visto che siamo qua, non possiamo non cimentarci in uno scatto di grande coraggio, andando a calarci nella vasca a 16°… ragazzi, questa sì che è un’esperienza! Lo shock c’è, e ci sta tutto: ma la sensazione, la botta termica nel passare da un’acqua a temperatura corporea ad un’altra che di gradi ne ha 20 di meno… beh, è impagabile! E così, scoperto il beneficio di una sferzata glaciale che è quasi una botta di vita, ogni tanto si torna qui, ci si immerge a saltelli in questa specie di catino (superficie 4,5 mq) e poi si ritorna nel tepore di là del muro… e avanti così, per tre ore. Nel frattempo arriva altra gente e decidiamo che forse è il caso di uscire, visto che non siamo lessi, siamo decisamente sfatti… e tutto quanto di negativo e poco piacevole ristagnava nelle nostre menti ancora dall’anno scorso… con queste abluzioni si è del tutto spappolato e disciolto nelle acque. Tutta questa calma e relativa tranquillità (anche se la gente non sembra far caso ai cartelli appesi alle pareti che invitano al silenzio, vociando e chiacchierando a volume normale) ogni tanto viene turbata da brevi urla che poco hanno d’umano, urla emesse da quei clienti che hanno appena terminato la sauna (o la vasca a 42°) e vogliono tonificarsi con una secchiata d’acqua ghiacciata che cala direttamente, tramite una corda, dal soffitto della zona sauna in testa al cliente. E così, mentre si è nella vasca centrale, per passare il tempo oziando non c’è niente di meglio che appoggiarsi al bordo in pietra, cullati dall’acqua che sembra amnios, ed attendere, da bravi spettatori sadici, il passaggio di un coraggioso che, sua sponte, si rovescia una notevole secchiata d’acqua del freezer in testa, con immediato urlo liberatorio, senza distinzione di razza, sesso, età… Ai Bagni Rudas ci si diverte anche così. Verso le ore 14, ci rendiamo conto che se non ci togliamo da qua, poco rimarrebbe di noi… ma la secchiata d’acqua gelida la voglio provare anch’io! Max rimane nella vasca centrale mentre io agguanto la corda del secchio sciabordante sopra alla mia testa: 1, 2, e 3 e via! Passata la paura! In due round, mi flagello e mi autopunisco con questa doccia scioccante ma, al pari della vasca a 16°, ne vale davvero la pena! WOW! E’ qualcosa di indescrivibile! Max sogghigna e non si azzarda a provare l’esperienza, vuole lasciare questo luogo con addosso la dolcezza ed il benefico tepore ancora addosso!
In spogliatoio c’è parecchio viavai ed attendiamo il nostro turno per cambiarci, una passata col phon a muro e via. Siamo scioccati da quanto vediamo, uscendo: c’è talmente tanta gente alla cassa che la fila raggiunge il marciapiede! Abbiamo scelto il giusto orario per gustarci questa meraviglia, dunque!
Le terme stancano. Ma mettono pure tanto appetito… Usciamo all’aperto e siamo rossi come due peperoni sott’aceto. Non nevica più, e non sentiamo nemmeno il freddo, a dir il vero. Ci spostiamo in auto in cerca di un parcheggio e poi facciamo quattro passi per raggiungere Pest e farci un boccone: un pub accogliente e due belle bistecche fanno al caso nostro, ci ritempriamo e recuperiamo tutte le forze e le energie che si sono diluite in quelle calde acque solforose. Poi altri quattro passi per goderci ancora questa piccola vacanza improvvisata: col calar delle tenebre, Budapest si accende come un gioiello; ci godiamo ancora un’altra passeggiata sui ponti: se il Ponte delle Catene (Széchenyj Lanchid) è imponente e maestoso, il Ponte Margherita (Margit hid) sorprende per la sua struttura in ferro verde che con l’oscurità si fa trina e merletto metallico, le luci che lo ornano lo impreziosiscono come fili di una ragnatela bagnati della rugiada del mattino. Una capatina anche all’Hotel Gellért, gioiello del 1912 costruito in stile secessionista: ce lo gustiamo solamente dal di fuori, con il portiere gallonato a ricevere gli ospiti di riguardo; le terme ospitate al suo interno sono un’altra meraviglia che non mancheremo di visitare, magari durante uno dei prossimi inverni! Prospiciente all’entrata, una costruzione a cupola traforata custodisce la fonte di acqua idrotermale a disposizione di tutti. Ancora due passi sul lungo fiume: rilassati come non mai, felici per questa piccola vacanza fuori stagione, contenti per l’ottima accoglienza di hotel, terme, luoghi di ristoro. Domani è l’Epifania, e dobbiamo tornarcene a casa. Un peccato, ci sarebbe piaciuto avere ancora una giornata a disposizione proprio per goderci anche il lusso dei bagni del Gellért… ci prendiamo un appunto: ormai, conquistati dall’atmosfera termale, saranno meta di un prossima vacanza dedicata esclusivamente al… dolce far niente!


10 commenti:

Unknown ha detto...

Wow! Davvero strabiliante! Raccontato così nel dettaglio che sembra quasi di essere lì con voi. La grande cupola traforata sarà stata davvero suggestiva mentre eravate coccolati dal tepore delle acque termali. Un viaggio breve ma intenso, tra cibi, cultura e relax.

max ha detto...

Ciao, grazie per il commento! Beh, abbiamo cercato di trasmettere il senso di… ammollo! Ci spiace molto non aver potuto almeno fare una foto, ma c’è il divieto assoluto di foto-riprendere l’ambiente (ma per appagare la curiosità, basta andare sul sito delle Terme Rudas). Sì, davvero si viene coccolati e si esce… trasformati! E rinati. Vale davvero il viaggio, Budapest è molto accogliente e l’organizzazione delle Terme Rudas è impeccabile. Location che consigliamo a tutti, almeno una volta nella vita!

Anonimo ha detto...

riuscite sempre a comunicare entusiasmo e voglia di essere li e allora!!!

max ha detto...

Cerchiamo di mettercela tutta per incuriosire e a volte invogliare le persone a scoprire luoghi poco noti ai più. Cerchiamo di trasmettere tutto l'entusiasmo che proviamo nel viaggiare, anche se per pochi giorni. E ci fa sempre un gran piacere scoprire che alle volte riusciamo nel nostro intento!
Grazie!

Francesca ha detto...

Come sempre i racconti di viaggio di Laura e Max sono affascinanti ed avvincenti. Il racconto delle vasche con le temperature diverse mi hanno fatto venire i brividi, il sollievo ed il caldo a seconda della temperatura.
La gualdrappa in bronzo di Stefano I d'Ungheria che sembra tessuta all'uncinetto è un'immagine così viva che mi è sembrato di vederla ondeggiare al vento gelido. Budapest illuminata dalle luminarie natalizie e dalle luci cittadine è un cameo, le guglie neogotiche del palazzo del Parlamento che pungono le stelle, sembra di vederle dal vivo tanto sono descritte vividamente. La descrizione del ponte Margherita è poetica e delicata. Un vero gioiello. Che dire? Grazie Laura, grazie Max per permetterci di viaggiare insieme a voi e di vedere, attraverso i vostri occhi, queste meraviglie.
Francesca

max ha detto...

Grazie a te carissima Francesca, il vero cameo è questo tuo commento così partecipato, che ci sprona a continuare su questa strada (nel vero senso del termine!) ed a migliorarci sempre per potervi, davvero, portare tutti con noi a scrutare con occhi mai sazi e cuore sincero gli “orizzonti dell’est”!

Barbara ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
max ha detto...

Barbara, in pochi giorni sei diventata la nostra più assidua lettrice! :-)
Ciò ci fa enormemente piacere saper che anche dalla Norvegia (ce lo ha detto google translator) qualcuno ci segue. Dipingi? Hai scelto un bel soggetto a cui ispirarti.
Budapest è una città meravigliosa, l’abbiamo scoperta pian piano tutte le volte che ci siamo stati sia in estate e ultimamente anche d’inverno. Non delude mai e merita davvero un lunga visita, te la consigliamo. Il grande lago Balaton, dove d’estate si riversano migliaia di persone, è una bella meta sicuramente, piena di paesini e cittadine carine situate sulle sue coste, piene di attrazioni turistiche e locali caratteristici che ti invogliano a provare le loro specialità culinarie. Se un giorno visiterai Budapest ed il Balaton, ci farebbe piacere sentire il tuo parere personale di viaggiatrice!

Unknown ha detto...

ciao max bel blog molto interessante .. poi con calma me lo guardo meglio alla prossima ciaooo

max ha detto...

Come dico sempre, peccato che i vostri commenti non li firmiate, mi piacerebbe ringraziarvi per nome, uno ad uno.
Comunque grazie per averlo visitato e grazie anche per averci messo un commento. Conto di rileggerti ancora.